Trattamenti per le patologie craniche

Craniotomia per asportazione di lesioni intra-assiali ed extra-assiali

La craniotomia è un intervento chirurgico in cui viene temporaneamente rimosso un opercolo osseo del cranio per accedere al cervello. Questa procedura viene eseguita per rimuovere lesioni cerebrali, che possono essere:

Intra-assiali
situate all’interno del tessuto cerebrale, come tumori maligni (gliomi, metastasi) o benigni (astrocitomi, oligodendrogliomi).
Extra-assiali

situate al di fuori del tessuto cerebrale, come meningiomi, neurinomi o cisti aracnoidee.

L’intervento viene pianificato con esami di imaging avanzati (TC, RMN) e, se necessario, con tecniche di neuronavigazione per migliorare la precisione chirurgica. Durante l’operazione, il chirurgo rimuove la lesione preservando il più possibile il tessuto cerebrale sano. Al termine, l’opercolo viene riposizionato e fissato. La durata dell’intervento varia in base alla complessità del caso.

Craniotomia per asportazione di malformazioni vascolari e clipping di aneurisma

Questa procedura viene eseguita per trattare patologie vascolari del cervello come aneurismi cerebrali o malformazioni artero-venose (MAV).

Aneurisma cerebrale

si tratta di una dilatazione anomala di un’arteria cerebrale che può rompersi, causando emorragia subaracnoidea. L’intervento di clipping aneurismatico prevede l’applicazione di una piccola clip metallica alla base dell’aneurisma per escluderlo dalla circolazione e prevenire la rottura.

Malformazioni artero-venose (MAV)

sono connessioni anomale tra arterie e vene che possono causare sanguinamenti o sintomi neurologici. L’intervento consiste nella loro rimozione chirurgica, talvolta associata a trattamenti pre-operatori come l’embolizzazione.

L’operazione avviene sotto guida microscopica e con monitoraggio neurofisiologico per garantire la massima sicurezza del paziente.

Intervento di posizionamento di shunt ventricolo-peritoneale o ventricolo-atriale

Questo intervento viene eseguito per trattare l’idrocefalo, una condizione caratterizzata da un accumulo eccessivo di liquido cerebrospinale nei ventricoli cerebrali, che provoca un aumento della pressione intracranica.

Il trattamento prevede l’impianto di un sistema di derivazione liquorale (shunt), composto da:

  • Un catetere posizionato all’interno di un ventricolo cerebrale.

  • Una valvola regolatrice di flusso.

  • Un secondo catetere che drena il liquido in un’altra parte del corpo:

    • Shunt ventricolo-peritoneale (VP): il liquido viene drenato nella cavità peritoneale dell’addome, dove viene riassorbito.

    • Shunt ventricolo-atriale (VA): il liquido viene drenato direttamente in un’atrio cardiaco.

L’intervento viene eseguito con tecnica mini-invasiva e richiede solitamente un ricovero di pochi giorni.

Decompressione della fossa cranica posteriore per la sindrome di Arnold-Chiari

La sindrome di Arnold-Chiari è una malformazione congenita in cui una porzione del cervelletto, le tonsille cerebellari, si estende oltre il forame magno, comprimendo il midollo spinale e ostacolando il normale flusso del liquido cerebrospinale. Questa condizione può causare sintomi come cefalea, disturbi dell’equilibrio, alterazioni della sensibilità, difficoltà nella deglutizione e nei casi più severi, sintomi di mielopatia cervicale.

L’intervento chirurgico più efficace per questa patologia è la decompressione della fossa cranica posteriore, che mira a ridurre la pressione sulle strutture nervose e a ripristinare il flusso liquorale. L’operazione prevede:

Craniotomia suboccipitale

ovvero la rimozione di una piccola porzione di osso nella regione occipitale per creare più spazio.

Laminectomia della prima vertebra cervicale (C1)

nei casi in cui sia necessaria un’ulteriore decompressione.

Apertura della dura madre e plastica durale

se indicato, per migliorare ulteriormente lo spazio disponibile per il cervelletto e il midollo spinale.

Questo intervento consente di alleviare i sintomi e prevenire il peggioramento della patologia, con un significativo miglioramento della qualità della vita dei pazienti. Il recupero post-operatorio richiede un’adeguata riabilitazione e un follow-up clinico per monitorare la risoluzione della sintomatologia e il ripristino del flusso liquorale.

Intervento di decompressione microvascolare per disturbi dei nervi cranici

La decompressione microvascolare è un intervento indicato per il trattamento di disturbi dei nervi cranici causati da un conflitto neurovascolare, ovvero la compressione di un nervo da parte di un’arteria o vena. Tra le patologie trattate con questa tecnica vi sono:

  • Nevralgia del trigemino (dolore intenso al volto).
  • Emispasmo facciale (contrazioni involontarie di un lato del volto).
  • Glossofaringodinia (dolore alla gola e all’orecchio).

L’intervento viene eseguito con un approccio retroauricolare (craniotomia retrosigmoidea). Dopo aver raggiunto la zona interessata con l’uso del microscopio operatorio, il chirurgo separa il nervo dal vaso sanguigno che lo comprime e interpone un piccolo cuscinetto in materiale biologico o teflon per evitare nuove compressioni.

La procedura ha un’alta percentuale di successo e permette un miglioramento significativo della qualità di vita del paziente.